Analisi sui mercati finanziari a cura di Pierluigi Gerbino
Docente di Economia - 4° class. al Campionato Italiano di Trading Top Trader 2000
Anno 2008 - Settembre
COMMENTO
Prima della pausa estiva avevo effettuato qualche analisi di scenario per luglio ed agosto. Può essere bene ora aggiornare il nostro punto di vista, alla luce di quel che è successo mentre tutti erano in vacanza. Mi soffermerò soprattutto su quel che ci dicono i grafici, dal momento che i dati economici sono abbastanza confusi e le opinioni dei guru, come sempre, inaffidabili.
MERCATI AZIONARI
Il 14 luglio avevo scritto che l’indice americano SP500, “violando quota 1.270 e poi anche 1.250, ha completato un gigantesco “testa e spalle” ribassista che avrebbe un obiettivo quasi impronunciabile: area 940 da raggiungere nel 2009. Tale impostazione peserà sul rimbalzo che vedremo nei prossimi giorni, con ritardo rispetto alle previsioni. La sua portata non dovrebbe essere tale da modificare la struttura ribassista in atto. Gli obiettivi del rimbalzo, che avevo indicato a 1.350, devono essere abbassati intorno a quota 1.310, sempre che i mercati smettano di scendere fin da subito. Poi la caduta di agosto ci dovrebbe riportare verso 1.180, se non oltre.”
Effettivamente il crollo di luglio si è esaurito il giorno successivo ed è partito il rimbalzo che ha raggiunto un massimo di 1.313, il giorno 11 agosto.
La caduta di agosto è stata invece assai contenuta. Anzi, direi che, se sul nostro mercato la correzione è stata evidente, poiché il future SPMIB è quasi tornato ai minimi di luglio, su quello americano al momento sembra volersi sfogare in un movimento soltanto laterale, compreso tra 1.260 e 1.300.
Nulla vieta ai mercati di fare in settembre quel che avrei trovato più logico succedesse in agosto.
Ci mancherebbe che le borse dovessero rispettare alla perfezione le previsioni di Gerbino.
Però ogni giorno che passa al di sopra di 1.250, area sfondata a luglio e recuperata ad agosto, per SP500 è ossigeno puro.
Se poi riuscisse a rompere il livello di 1.313, avremmo lo spazio per estendere notevolmente il rimbalzo, almeno fino a 1.350 – 1.360.
Questo non significa che il forte segnale ribassista fornito a luglio venga negato. Per negarlo è necessario superare quota 1.450. Diciamo che tra 1.250 e 1.450 siamo all’interno di un “limbo grafico” che né smentisce, né conferma il segnale ribassista di luglio.
E’ possibile che il mercato voglia stazionarci per un po’ di mesi, in attesa di capire se la luce in fondo al tunnel dell’economia USA, che molti vedono, è veramente l’uscita o l’ennesimo miraggio.
Chiedo scusa per aver abbondato in numeri, ma a ben riflettere i grafici rappresentano molto bene la situazione emotiva del mercato.
Dopo molti mesi di cattive notizie e di recessione attesa, i dati sul PIL usciti in agosto, che hanno rettificato anche i trimestri precedenti ci hanno comunicato che effettivamente il 4° trimestre 2007 abbiamo avuto una diminuzione (-0,2%), però gli ultimi due trimestri sono positivi. Il secondo trimestre 2008 ha beneficiato del dollaro debole (allora) e della pioggia di aiuti fiscali erogati da Bush alle famiglie, realizzando addirittura una crescita annualizzata del 3,3%.
Chi attende la recessione deve quindi spostare in avanti la data prevista, confidando in una seconda caduta nel 3° e 4° trimestre, quando i due sostegni che hanno salvato il 2° trimestre non ci saranno più. Intanto cresce il numero di coloro che affermano che la recessione è stata evitata.
In questa partita tra i fautori del ciclo a “W” e quelli del ciclo a “V” io mi schiero dalla parte dei primi, poiché ritengo che le brutte notizie economiche non siano finite.
Non tanto sul settore bancario, che sembra ormai non aver più molto da far emergere. Qui, d’altra parte il messaggio delle autorità monetarie è stato chiaro. Possono fallire, e falliscono, le piccole banche, ma le grosse istituzioni verranno sempre salvate a spese del contribuente.
Quel che da noi si fa con Alitalia, negli USA si fa con le banche. Però almeno là giustificano il comportamento con il panico che si diffonderebbe sui mercati finanziari mondiali, mentre da noi la motivazione è solo quella di soddisfare interessi politici e clientelari, oltre che ingrassare la fantomatica “cordata” di amici imprenditori. Ma lasciamo perdere queste quisquiglie.
Se, come credo, per un po’ non usciranno altri grossi scheletri dagli armadi bancari, questo settore non dovrebbe più contribuire al calo degli indici di borsa. Magari i cacciatori di immondizia potrebbero compricchiare e far rimbalzare molti titoli bancari.
La mia preoccupazione riguarda la tenuta dei consumi, che potrebbe venire meno improvvisamente. Nel secondo semestre dovrebbe scaricarsi pienamente sul consumatore l’effetto congiunto del credit crunch, che sta inasprendo i tassi di interesse alla clientela, del calo ulteriore dei prezzi delle case, che sarà alimentato dalla messa in vendita delle case ipotecate sui mutui subprime insolventi, dalla perdita di posti di lavoro, che continua inesorabile ogni mese a dispetto del PIL ufficiale che cresce.
Tuttavia lo stress psicologico dei risparmiatori ha raggiunto in estate livelli critici.
La grande maggioranza degli operatori in luglio è diventata pessimista.
I mercati hanno perso quasi tutti oltre il 20% da inizio anno, una cifra che storicamente ha sempre fornito occasioni di rimbalzo.
L’industria del risparmio gestito ha urgente bisogno di un po’ di ripresa per mostrare rendiconti di fine anno non troppo devastanti e frenare l’emorragia di risparmiatori.
Tutti questi ingredienti comportamentali possono creare un rimbalzo anche significativo negli ultimi mesi dell’anno, per lasciare spazio nel 2009 alla resa dei conti. Pertanto, anche se al momento non abbiamo ancora gli elementi per pronosticarla, non mi sorprenderebbe l’ipotesi di un contropiede rialzista dei mercati, proprio quando arriveranno magari brutti dati sul PIL del 3° trimestre. Le borse ci hanno abituati ai contropiedi comportamentali.
D’altra parte il petrolio e il dollaro hanno realizzato entrambi una decisa inversione di marcia, che potrebbe anticipare quella dei mercati azionari.
PETROLIO
Anche qui partiamo da quanto scritto nell’articolo pubblicato ad inizio luglio con il prezzo del Crude Oil ben oltre 140 dollari il barile (http://www.borsaprof.it/commenti_analisi.asp?id=491).
“Sul petrolio si è creata una bolla che assomiglia sinistramente a quella che nel 1999 si gonfiò attorno alla new economy. (…) Allora sappiamo com’è finita: con un calo del 78% dell’indice Nasdaq in poco più di due anni. Questa volta non mi azzardo a prevedere un crollo dell’80% delle quotazioni, però un ritorno in area 100, dove tra qualche settimana transiterà la trend line di medio periodo, potrebbe essere nell’ordine delle cose”.
Ieri il petrolio fa fatto un minimo poco sopra 105.
Direi quindi che la previsione si è precisamente avverata.
Il vero e proprio crollo che abbiamo visto sul petrolio conferma anche alcune altre affermazioni presenti in quell’articolo:
1) Le motivazioni fondamentali, come lo squilibrio tra domanda ed offerta “Spiegano abbondantemente il trend di lungo periodo, stabilmente rialzista, solido, ed in grado di durare nel tempo. Ma non spiegano i prezzi quasi triplicati in un anno e mezzo e tanto meno l’incremento del 13% del prezzo in due sole giornate, il 5 e 6 giugno. (…) Il principale responsabile dei recenti strappi di prezzo è comunque la speculazione.”
2) “Un movimento di prezzo come quello che ho descritto, che dura da 6 anni, non può essere motivato solo da speculazione. La speculazione cavalca i trend, e pertanto li esalta e li amplifica. Ma non li crea e soprattutto non li spinge per anni.”
Il forte calo delle ultime settimane ne è la prova. La speculazione così come entra, esce. E quando esce vende a mercato, infischiandosene dei prezzi.
3) “Appare abbastanza evidente che se le prospettive di crescita mondiale non sono più così rosee, ed anche nei paesi di nuova industrializzazione si potranno avere rallentamenti marcati, anche la domanda potrebbe rallentare, ed allora continuare a sostenere che il petrolio deve andare rapidamente a 200 dollari potrebbe far sorridere, mentre oggi fa preoccupare”.
E’ proprio quel che è successo.
Ora però non dobbiamo illuderci che, come dice qualcuno, il petrolio non smetterà più di scendere.
Le motivazioni strutturali permangono. E’ soltanto scesa di botto la pressione speculativa.
Può anche darsi che il movimento ribassista di breve termine si estenda oltre i 100 dollari. Lo ritengo poco probabile, ma non impossibile. In tal caso si potrebbe arrivare in area 85. Se venisse superata al ribasso area 85 significherebbe che la recessione mondiale è diventata devastante. Non so se augurarlo.
Credo invece che i tempi siano maturi per un rimbalzo fino verso 122. Il superamento di tale livello decreterebbe la ripresa del movimento rialzista dominante ed un ritorno verso i massimi.
DOLLARO
Non avevo fatto previsioni sul dollaro prima delle vacanze.
La forza della moneta USA ha seguito un andamento speculare rispetto al barile. Così come il barile è crollato, la stessa cosa ha fatto il cambio euro-dollaro. Il dollaro si è rivalutato anche su tutte le altre monete.
In questi giorni il cambio euro-dollaro è sceso in area 1,44, appoggiandosi così alla perfezione sulla trend line rialzista di lungo periodo che unisce i minimi ascendenti a partire da marzo 2006.
A quota 1,43 vi è poi un forte supporto grafico rappresentato dal minimo di dicembre 2007, su cui si costruì la base accumulativa che poi portò l’euro oltre 1,60.
Sui livelli attuali è pertanto ipotizzabile un tentativo di rimbalzo dell’euro, anche per riequilibrare gli eccessi ribassisti.
Questo movimento sarebbe compatibile con il rimbalzo eventuale del petrolio.
Per maggiori informazioni e per approfondire il servizio è possibile accedere all'indirizzo www.borsaprof.it o contattare la casella di posta: gigiger@borsaprof.it
Consulenza, Formazione, Analisi Finanziarie e supporti al Trading